Nel 2016 il Video Adv crescerà del 30% e varrà un quarto della pubblicità online
Tra i comparti che più di tutti hanno contribuito al trend di crescita del digital advertising nel 2015, si è attestato il Video.
Secondo il Politecnico di Milano la comunicazione Video è arrivata a pesare per il 16% sulla spesa complessiva in pubblicità interattiva nel nostro Paese, registrando un +19% di crescita degli investimenti attratti.
Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Internet Media della School of Management del PoliMi, intervenuta nella sessione plenaria dell’ultima edizione di IAB Forum, rispetto al video adv aveva dichiarato: «Ci sono degli elementi vincenti, come la possibilità di abbinare obiettivi di branding e obiettivi di performance, ed è importante continuare a lavorare molto sulla creazione di contenuti di qualità».
Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Internet Media della School of Management del PoliMi, intervenuta nella sessione plenaria dell’ultima edizione di IAB Forum, rispetto al video adv aveva dichiarato: «Ci sono degli elementi vincenti, come la possibilità di abbinare obiettivi di branding e obiettivi di performance, ed è importante continuare a lavorare molto sulla creazione di contenuti di qualità».
Al Video Advertising è stato dedicato lo Iab Seminar tenutosi il 18 ottobre a Milano; il presidente di IAB Italia, Carlo Noseda, ha aperto i lavori dichiarando «Vorrei che oggi fosse la giornata mondiale dell’abolizione della parola spot tv. Perché il video oggi deve andare oltre al mero adattamento di un commercial in un pre-roll. Il video online ha una potenzialità enorme: nel 2015 il comparto valeva 360 milioni, quest’anno stimiamo che possa arrivare tra i 400 e i 500 milioni di euro”.
Dal Seminar è emerso che “il trend di crescita degli investimenti video online è inarrestabile: è stato del 25% nel 2015 e sarà del 30% nel 2016. Perché il video è il formato ideale per creare un coinvolgimento emotivo con l’utenza. Inoltre stiamo andando verso una video strategy crossmediale unica, dove il confine tra investimenti in televisione e online è sempre più labile e con grandi opportunità per ulteriori crescite.
A questo proposito, in particolare, è la fruizione video da mobile è predominante in termini di penetrazione di mercato. I dati Audiweb hanno messo in evidenza la crescita della digital audience e in particolare sui device mobile: rispettivamente +9,1% in due anni e +24% sul mobile.
Dal punto di vista dei contenuti, sono le piattaforme di fruizione video a registrare i maggiori consensi, ma anche i contenuti tv crescono a ritmi elevatissimi su mobile, + 40% nell’ultimo anno. La fruizione di video avviene per il 77% (+24,5% rispetto allo scorso anno) da mobile e per il 23% da pc e desktop.
A questo proposito, in particolare, è la fruizione video da mobile è predominante in termini di penetrazione di mercato. I dati Audiweb hanno messo in evidenza la crescita della digital audience e in particolare sui device mobile: rispettivamente +9,1% in due anni e +24% sul mobile.
Dal punto di vista dei contenuti, sono le piattaforme di fruizione video a registrare i maggiori consensi, ma anche i contenuti tv crescono a ritmi elevatissimi su mobile, + 40% nell’ultimo anno. La fruizione di video avviene per il 77% (+24,5% rispetto allo scorso anno) da mobile e per il 23% da pc e desktop.
Emerge però anche l’importanza di dati precisi e misurazioni adeguate; questo punto vede il mercato in fermento, anche alla luce delle ultime notizie emerse relativamente ai video su Facebook. Il problema rilevato è stato che negli ultimi 2 anni il social ha fornito al mercato dati sovrastimati sulla visualizzazione dei video pubblicitari trasmessi sulla propria piattaforma.
Ad ammetterlo è stata la stessa società statunitense, in un post pubblicato sull’Adviser Help Center, un servizio dedicato agli inserzionisti. Secondo quanto comunicato dal social network fondato da Mark Zuckerberg, il parametro sul tempo medio trascorso dagli utenti a osservare un video teneva conto solo di visualizzazioni di oltre tre secondi di durata e non di quelle inferiori, finendo così per gonfiare la media.
Publicis Media, in particolare, ha reso noto ai propri clienti di essere stata messa al corrente da Facebook che il metodo di conteggio utilizzato aveva
probabilmente sovrastimato il tempo medio di fruizione dei video del 60-80%. Ma anche un bug come questo rispetto al quale Facebook nello specifico ha attivato una nuova metrica denominata “Video Average Watch Time” e che rietterà le visualizzazioni di contenuti video di qualsiasi durata può proiettare il
mercato verso nuovi orizzonti e nuove risposte.
Ad ammetterlo è stata la stessa società statunitense, in un post pubblicato sull’Adviser Help Center, un servizio dedicato agli inserzionisti. Secondo quanto comunicato dal social network fondato da Mark Zuckerberg, il parametro sul tempo medio trascorso dagli utenti a osservare un video teneva conto solo di visualizzazioni di oltre tre secondi di durata e non di quelle inferiori, finendo così per gonfiare la media.
Publicis Media, in particolare, ha reso noto ai propri clienti di essere stata messa al corrente da Facebook che il metodo di conteggio utilizzato aveva
probabilmente sovrastimato il tempo medio di fruizione dei video del 60-80%. Ma anche un bug come questo rispetto al quale Facebook nello specifico ha attivato una nuova metrica denominata “Video Average Watch Time” e che rietterà le visualizzazioni di contenuti video di qualsiasi durata può proiettare il
mercato verso nuovi orizzonti e nuove risposte.
La situazione in USA: nel 2016, il 60% della spesa in pubblicità video negli Stati Uniti sarà transato attraverso i canali programmatici; si tratta di un sostanziale aumento rispetto al 39% di Programmatic video registrato nel 2015.
Sono questi i risultati di un report di eMarketer sul tema, intitolato “US Programmatic Ad Spending Forecast: Most Mobile Display and Video Ad Dollars to Be Automated by 2018”.
Ad ogni modo, se si considera la pubblicità programmatica nel complesso, la quota video della spesa totale in display negli Stati Uniti è molto più piccola, pari al 24,5%.
Ciò potrebbe essere attribuibile largamente alla limitata offerta di inventory video. Uno dei principali contributori alla crescita della spesa in Programmatic video è YouTube, che quest’anno, secondo le ultime stime di eMarketer, raccoglierà quasi il 21% dei ricavi pubblicitari da video negli Stati Uniti.
Complessivamente, la spesa nella compravendita automatizzata di spazi sta superando le attese e continuerà a crescere a doppia cifra per i prossimi anni. Già solo quest’anno il Programmatic rappresenterà il 73% di tutta la spesa in display negli Stati Uniti.
Sono questi i risultati di un report di eMarketer sul tema, intitolato “US Programmatic Ad Spending Forecast: Most Mobile Display and Video Ad Dollars to Be Automated by 2018”.
Ad ogni modo, se si considera la pubblicità programmatica nel complesso, la quota video della spesa totale in display negli Stati Uniti è molto più piccola, pari al 24,5%.
Ciò potrebbe essere attribuibile largamente alla limitata offerta di inventory video. Uno dei principali contributori alla crescita della spesa in Programmatic video è YouTube, che quest’anno, secondo le ultime stime di eMarketer, raccoglierà quasi il 21% dei ricavi pubblicitari da video negli Stati Uniti.
Complessivamente, la spesa nella compravendita automatizzata di spazi sta superando le attese e continuerà a crescere a doppia cifra per i prossimi anni. Già solo quest’anno il Programmatic rappresenterà il 73% di tutta la spesa in display negli Stati Uniti.
Fonti: Engage.it, Dailynet del 19.10.10