Deloitte – Quanto incide sul PIL italiano ogni euro speso in ADV?

Secondo lo studio “Value of Advertising” – al quale hanno partecipato anche UPA e IAB Europe – commissionato a Deloitte dalla WFA World Federation of Advertisers, la pubblicità produce importanti benefici economici per l’Unione europea e in Italia l’impatto degli investimenti pubblicitari sul Pil è più alto della media europea.
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Cosa succede investendo un euro in advertising? La ricerca è stata condotta proprio per rispondere a questa domanda. La società ha indagato per due anni sui dati economici delle diverse nazioni, concentrandosi sull’Europa a 28 Stati, per indagare sull’incidenza della pubblicità sul Pil e sui posti di lavoro.
Advertising, Pil ed Eurozona
I dati, relativi al 2014, indicano che in Europa, ogni euro investito in pubblicità, sia essa digitale o tradizionale, corrisponde alla produzione di 7 euro di Pil. Contribuendo, in totale, al 4,6% della ricchezza prodotta nel Continente. È la Germania ad aver contribuito in maggior modo sia agli investimenti (19,3 miliardi di euro) sia all’impatto sul Pil (132 miliardi), seguito in entrambi i casi dalla Francia (12,5 miliardi di investimento e 98,3 di impatto sul Pil). L’Italia ha seguito a distanza, con 7,6 miliardi di euro di investimenti (dati Nielsen), in calo dello 0,4% rispetto all’anno precedente.
Nello Stivale però l’impatto degli investimenti pubblicitari sul Pil è più alto della media europea: nel periodo ogni euro speso, ricade sul Prodotto Interno Lordo nazionale per una cifra tra i 9,05 e gli 11,16 euro (nel breve periodo, nel lungo invece tra i 31,17 e i 36,5).

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Italia e digital advertising, una panoramica più ampia

Secondo una ricerca di Iab Italia e Ernst & Young, in collaborazione con Elis e Oracle, condotta sui dati relativi al 2015, la raccolta pubblicitaria per il digitale si è attestata a 2,2 miliardi di euro. Ma se a questi viene aggiunto il giro economico generato da servizi accessori adv, tecnologia, servizi professionali, ecommerce e “altri ricavi digitali”, allora il settore raggiunge un valore decisamente più alto: 52,9 miliardi.
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La crescita del comparto è trainata dall’advertising (+11%) e dall’ecommerce (+31%), mentre la tecnologia, pur mantenendo un ruolo chiave in quanto rappresentante del 22% dell’economia di settore, è rimasta a crescita zero. Separando il “digitale nel suo insieme” (ovvero quello da 53 miliardi di euro) dagli altri settori industriali, e sottraendo da questi la componente di digitalizzazione, sarebbero solo 6 i mercati a precederlo in grandezza. La sua crescita, +7,2%, è stata comunque sopra la media, e la sua proiezione nei prossimi 10 anni indica il superamento dei 90 miliardi di indotto totale e di Automotive e Energy nella classifica di valore dei settori industriali.
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Lavoro
Il report “Value of Advertising” indica poi che l’advertising ha contribuito, direttamente o indirettamente, alla creazione di 5,8 milioni di posti di lavoro, equivalenti al 2,6% dell’occupazione continentale. Lo stipendio medio di un impiegato nel settore Media & Advertising in UE è di 34.000 euro lordi l’anno, contro i 22.000 della media generale nel Continente. E in Italia? All’interno della ricerca di Iab e Ernst & Young si legge che gli occupati nel business digitale sono 55mila, mentre quelli nell’implementazione di soluzioni digitali sono 165mila. Inoltre il 59% delle aziende del mercato hanno dichiarato di voler assumere nei 6 mesi successivi.