Fake news, per la maggioranza degli editori è una vera opportunità
A rivelarlo ci ha pensato un rapporto diffuso da Reuters Institute, secondo cui il social network per antonomasia, Facebook, risulta essere la piattaforma terza preferita.
Se Facebook e Google sono alle prese con il problema delle fake news, secondo diversi capi d’azienda le bufale sono una opportunità per una ulteriore affermazione del giornalismo di qualità. È quanto sostiene un nuovo rapporto diffuso dal Reuters Institute, costruito a partire dalle risposte di circa 150 tra amministratori delegati, editori e manager del digitale sparsi in 24 Paesi.
Le bufale come opportunità
Il 70% degli intervistati crede che la propria posizione sarà “rafforzata” dal desiderio del pubblico di entrare in contatto con brand credibili e notizie accurate. L’8% ha detto di non attendersi alcuna differenza in termini di preferenze mentre per il 17% le fake news potrebbero indebolire l’attuale posizione dei publisher. Stando a quanto indica il ricercatore Damian Radcliffe, le audience potrebbero man mano apprezzare l’importanza e il valore di un giornalismo indipendente di qualità. A confermare questa tendenza è l’aumento degli abbonati a testate come il New York Times o Pro Publica.
Il 70% degli intervistati crede che la propria posizione sarà “rafforzata” dal desiderio del pubblico di entrare in contatto con brand credibili e notizie accurate. L’8% ha detto di non attendersi alcuna differenza in termini di preferenze mentre per il 17% le fake news potrebbero indebolire l’attuale posizione dei publisher. Stando a quanto indica il ricercatore Damian Radcliffe, le audience potrebbero man mano apprezzare l’importanza e il valore di un giornalismo indipendente di qualità. A confermare questa tendenza è l’aumento degli abbonati a testate come il New York Times o Pro Publica.
Un tema molto attuale
Il tema delle bufale sta dominando il dibattito mondiale e locale dopo le elezioni presidenziali americane. Facebook è finito nel mirino dei media ed è stato costretto a rivedere la propria posizione. Se, infatti, Zuckerberg ha inizialmente minimizzato affermando come solo l’1% dei contenuti sulla piattaforma non sia vero, il numero uno di Menlo Park ha progressivamente rivisto la propria visione, arrivando a coinvolgere pool di giornalisti e società di terze parti per verificare l’attendibilità delle notizie. Facebook in cima ai desideri Per gli editori è necessario intensificare gli sforzi e puntare sulla trasparenza e sul dialogo con i lettori.
Il 46% degli intervistati ha dichiarato di essere più preoccupato sul ruolo e l’influenza dei social media, ma nonostante ciò la gran parte dei publisher continuerà a investire in modo importante su Facebook e in misura minore su altre piattaforme.
Secondo lo studio, il 78% dei publisher pensa che Facebook sia stata la più importante piattaforma in cui investire l’anno scorso, valori che si abbassano fino al 13% per Snapchat. Infine, tre quarti degli interpellati sostiene di lavorare per trovare il giusto bilanciamento strategico nella distribuzione di contenuti tra il proprio sito web e piattaforme terze.
Il tema delle bufale sta dominando il dibattito mondiale e locale dopo le elezioni presidenziali americane. Facebook è finito nel mirino dei media ed è stato costretto a rivedere la propria posizione. Se, infatti, Zuckerberg ha inizialmente minimizzato affermando come solo l’1% dei contenuti sulla piattaforma non sia vero, il numero uno di Menlo Park ha progressivamente rivisto la propria visione, arrivando a coinvolgere pool di giornalisti e società di terze parti per verificare l’attendibilità delle notizie. Facebook in cima ai desideri Per gli editori è necessario intensificare gli sforzi e puntare sulla trasparenza e sul dialogo con i lettori.
Il 46% degli intervistati ha dichiarato di essere più preoccupato sul ruolo e l’influenza dei social media, ma nonostante ciò la gran parte dei publisher continuerà a investire in modo importante su Facebook e in misura minore su altre piattaforme.
Secondo lo studio, il 78% dei publisher pensa che Facebook sia stata la più importante piattaforma in cui investire l’anno scorso, valori che si abbassano fino al 13% per Snapchat. Infine, tre quarti degli interpellati sostiene di lavorare per trovare il giusto bilanciamento strategico nella distribuzione di contenuti tra il proprio sito web e piattaforme terze.
Fonte: DailyNet n. 6 del 17.01.16