L’allarme Agcom: l’Italia dei “media” vale sempre meno

Il giro di affari si riduce di un altro 1% Per l’ editoria la crisi è ormai cronica Si conferma il ritardo digitale del Paese: il 28% degli italiani non ha mai navigato sul Web , solo il 5,4% ha connessioni ad alta velocità
La presenza dei media nella nostra vita quotidiana apparentemente è sempre più diffusa e pervasiva eppure il settore della comunicazioni (tv, telefonia, media cartecei e digitali) anche nel 2015 ha continuato a perdere terreno e la diffusione del mondo Internet resta in Italia nettamente sotto le medie europee.
L’ultima fotografia scattata dall’Agcom nella relazione annuale inviata ieri al Parlamento conferma il ritardo italiano sul fronte dello sviluppo digitale e lo stato di sofferenza ormai cronico dell’editoria tradizionale. Dinamiche a cui contribuiscono «un minor livello di cultura digitale e l’invecchiamento della popolazione», ha osservato il presidente dell’Autorità Angelo Marcello Cardani. C’è ancora un 28% di utenti italiani che non ha mai navigato sul web e gli accessi alla banda ultralarga sono appannaggio di una piccola minoranza della popolazione. Nel complesso, nel settore comunicazioni la contrazione dei ricavi si è fermata nel 2015 all’1% (a quota 52,6 miliardi di euro), in rallentamento rispetto agli anni prevedenti ma pur sempre con il segno meno.
Sul fronte televisivo, Sky resta la regina dei ricavi e si spartisce con Rai e Mediaset il 90% di un mercato ancora saldamente tripolare.
Anche se l’Italia nel 2015 è risalita di un gradino piazzandosi al 25esimo posto nell’indice Digital Economy and Society , la diffusione degli accessi a banda ultralarga è secondo Agcom ancora molto bassa (5,4% il numero di abbonati sulla popolazione contro il 30% dell’Ue,anche se in aumento rispetto al 2014, quando la percentuale era al 3,8%). Questo, nonostante la disponibilità dei servizi di accesso a reti fisse a banda larga abbia raggiunto il 99% delle abitazioni e quella a banda ultralarga sia passata dal 36% del 2014 al 44% del 2015.
Secondo la Relazione, i consumatori italiani continuano a preferire l’accesso alle reti mobili rispetto a quelle fisse (75% di diffusione contro il 53% degli accessi alla rete fissa a banda), sintomo di un rallentato processo di convergenza rispetto all’Europa (dove gli indicatori sono pressoché equivalenti: 72 e 75%).
Nel mondo televisivo circa il 90% dei ricavi totali nel 2015, infatti, è detenuto dai tre big, a podio invariato: Sky resta regina con il 32,5% della torta (in calo di 1 punto sul 2014); Mediaset è ancora seconda con il 28,4% (+0,4%), tallonata da Rai con il 27,8% (+0,3%). Poi Discovery con il 2,3% (+0,3%) e il gruppo Cairo (La7) con l’1,5%. Sul piano degli ascolti resta ancora prima la Rai con il 37% seguita da Mediaset con il 32%.
Tra i diversi comparti, scendono i ricavi della telefonia dell’1,5% a 31,9 miliardi, con il fisso (-2,5%) che soffre più del mobile (-0,5%).
E sempre nelle Tlc crescono i servizi dati (+3,6%) che superano ormai come giro d’affari i servizi voce.
Il mondo dei media vale in tutto 14,2 miliardi e fa segnare una frenata nella contrazione dei ricavi, un -1,2% che è però il risultato di spinte contrastanti: tv e radio si allargano dello 0,8% a 8,5 miliardi; Internet sale a sua volta del 5,2% a 1,7 miliardi ma non compensa l’emorragia dell’editoria che perde 7,5 punti di fatturato scendendo sotto i 4 miliardi.
I servizi postali sono cresciuti dell’1,8% a 6,4 miliardi. L’intero settore incide per oltre il 3% sul Pil.
Gli incassi
7,8 miliardi
I ricavi della TV italiana nel 2005: il 32,8% va a SkyY, il 28,4% a Mediaset e il  27,8% alla Rai
2 miliardi
I ricavi dei giornali italiani nel 2015: rispetto al 2014 c’è un calo del 5%
1,7 miliardi
Le entrate della pubblicità online nel 2015:,in crescita del 5% rispetto all’anno precedente